Brutte nuove in arrivo per gli utenti. L’ordinanza n. 4384/2022 sembra proprio aver spento gli entusiasmi di molti possessori di buoni fruttiferi della serie Q/P. Andiamo a scoprire tutto all’interno dell’articolo
Buoni fruttiferi postali Q/P: Novità sconfortanti per i possessori
Infatti dopo le prime sentenze dei tribunali ordinari – che davano ragione ai clienti di Poste Italiane – sono arrivate ben 4 sentenze della Cassazione che hanno ribaltato la situazione. Ebbene sì, per la cassazione gli utenti non avrebbero dovuto fare affidamento su quello che c’era scritto sul retro del buono fruttifero postale, ma affidarsi alle tabelle introdotte con il decreto del 1986 che ha rendimenti aggiornati.
In questo modo dunque, non vengono riconosciuti i rendimenti del buono a fare data dal ventunesimo anno fino al trentesimo anno di deposito. Ma vediamo le parole di Carmelo Benenti Presidente di Federconsumatori di Milano: “Si tratta di una sentenza che rispettiamo ma che riteniamo moralmente discutibile” – spiega Carmelo Benenti, presidente di Federconsumatori Milano – “anche perché al centro ci sono i risparmi di tante famiglie. Questo pronunciamento fa scuola e chiude la strada ad altri ricorsi che potrebbero essere coltivati in casi analoghi”.
Ma per chi non lo sapesse, vediamo come è nato il caos: nel 1986 un nuovo decreto ha abbassato i tassi di rendimento dei buoni fruttiferi, e Poste Italiane invece di stampare nuovi buoni con indicati i nuovi tassi ai quali fare fede, ha preferito apporre un timbro con i nuovi rendimenti, generando così i famosi buoni fruttiferi della serie Q/P. Ma il problema è stato che Poste non ha timbrato tutti i vecchi buoni, e in altri casi la tabella dei rendimenti indicava i tassi fino ai 20 anni del buono, lasciando scoperto così il periodo dal 21esimo al 30esimo anno di rendimento.
In questo modo molto risparmiatori si sono trovati ad incassare molti meno soldi. Alcuni utenti facendo causa a Poste italiane hanno ritenuto che data la poca chiarezza gli ultimi 10 anni del buono dovessero essere calcolati secondo la vecchia legge vigente all’epoca della sottoscrizione del buono come investimento.
Ma la Cassazione purtroppo non la pensa così: con 4 sentenze ha stabilito che per la serie Q/P i rendimenti riconosciuti da Poste italiane ai suoi risparmiatori fossero più che legittimi. Non rimane altro dunque che accettare questa ultima sentenza che chiude un capitolo spinoso per Poste Italiane.