Dipendenti statali: arriverà in ritardo questo pagamento. Cosa sta succedendo
Dato l’aumento generalizzato del costo della vita, il governo ha messo in campo molti aiuti per le famiglie italiane, nella speranza di mitigare un po’ i problemi che l’inflazione e l’aumento di materie prime come benzina, gas e elettricità stanno generando. A volte non tutto è allineato: andiamo a scoprire in cosa si traduce questo “lag” che si andrà a manifestare su questi pagamenti nella pubblica amministrazione.
Dipendenti statali: arriverà in ritardo questo pagamento. Cosa sta succedendo
Una delle misure più attese da tanti italiani – ma probabilmente dai lavoratori in generale – è il taglio del cuneo fiscale, proprio per lasciare più potere d’acquisto alle famiglie, che al momento sono in grandi difficoltà con la spesa da mettere nel carrello, visto l’aumento spropositato dei bene alimentari.
Il taglio del cuneo fiscale riguarderà le famiglie con ISEE fino a 35.000 euro, ma in realtà le misure che interessano questo taglio sono state suddivise in due tranche: nella prima parte dell’anno solare nei primi tre mesi, c’è stato un taglio dello 0,8%, ma negli ultimi giorni però, con il decreto aiuti bis il taglio del cuneo fiscale è stato portato al 2% con un ulteriore 0,8%. Fino a qui tutto bello, ma ci sono alcune categorie di lavoratori che non si sono ritrovati ancora alcun beneficio in busta paga, e stiamo parlando dei dipendenti statali.
Ad oggi Infatti molti dipendenti statali non si sono ritrovati il beneficio in busta paga, anche se in termini economici equivale al massimo ad un aumento di euro 20 mensile, comunque ad oggi nessuno sembra averlo percepito. Il decreto in più parla di un’attuazione retroattiva a partire dal mese di gennaio, dunque in base ai calcoli si dovrebbe avere in più sulle proprie buste paga la somma delle eccedenze pagate prima di questa riforma.
Dunque questa decontribuzione è valida per tutto il 2022 ma non è detto che le somme accumulate verranno restituite tutte in una volta. È proprio per questo che i sindacati sono già sul piede di guerra con il governo, Massimo Battaglia infatti rappresentante di Unsa-confsal ha dichiarato: “Basta con i ritardi che comportano un danno per i lavoratori pubblici. Siamo sempre noi a fare da cassa, dai tempi biblici per avere il proprio tfr/tfs, ai contratti rinnovati dopo essere scaduti ed ora anche questo. Chiedo al governo un immediato intervento”.
Da fonti vicine al governo si sa che le somme dovrebbero essere restituite ai lavoratori dal mese di ottobre, e si potranno controllare accedendo sul portale NoiPA. Nonostante le buone notizie dobbiamo dire che per i dipendenti pubblici è in corso già una accavallamento di competenze spettanti, relative al rinnovo del contratto che è stato concluso con anni di ritardo rispetto alla scadenza, e proprio per questo si è già in attesa degli arretrati prodotti da questa mancanza del governo. Adesso poi si sommano le cifre non godute dello sgravio del taglio cuneo fiscale. Si spera che presto si regolarizzi il tutto anche per questa categoria di lavoratori.